IL CONCETTO DI LAVORO E LA POSSIBILITÀ DI UNA FILOSOFIA SOCIALE IN SØREN KIERKEGAARD
DOI:
https://doi.org/10.26694/pensando.v5i9.1953Palavras-chave:
Stadio Esistenziale, Lavoro, SoggettivitàResumo
Il mio obiettivo in questo testo è discutere la nozione di lavoro produttivo nell’ambito della opera di Kierkegaard, con speciale atenzione alla teoria degli stadi esistenziali. Partendo dal concetto di uomo come un essere relazionale cioè che si rapporta a sé stesso ed alle altre persone, cerco di esaminare come il teologo danese descrive il lavoro in ogni stadio (l’estetico, l’etico e poi il religioso). Mentre si può dire che nell’etico il lavoro (come approfondimento dell’interiorità e come lavoro produttivo) sia il dovere di ogni uomo, dovere che lo porta all’universale, e nell’estetico che il lavoro sia una noiosa attività almeno quando non si riesce ad svilupparsi qualche talento speciale, nel religioso tutto cambia. Nello stadio religioso l’altro è il prossimo cioè un somigliante e quindi l’esistenza umana prende come scopo un attuarsi del sé verso ad una possibilità che si trova oltre sé stesso, una possibilità che Kierkegaard designa come coscienza eterna. Dunque il lavoro diventa sfera anche per la manifestazione dello umano come coscienza e libertà e non soltanto uno sforzo per soddisfare le necessità materiale dell’uomo come individuo di una spezie animale.